Fiorentino, classe 1988: ribelle, curioso perfezionista, già da bambino Riccardo è affascinato dalla complessità della materia: smonta e rimonta gli oggetti e silenziosamente ne osserva i componenti. Folgorato sin da bambino dallo spazio, fascinazione che sembra già contenere i semi di future ricerche dentro e fuori di sé. A 10 anni, su consiglio del padre, inizia a praticare il gioco della pallanuoto che lo accompagnerà fino all’età di 26 anni: a 19 anni esordisce nella massima serie italiana (serie A). L’ambiente sportivo lo forma fisicamente e moralmente, e contemporaneamente lo rende sempre più sensibile e desideroso di nuove esperienze. Gli basta imbattersi casualmente nel pensiero di Paul Morand per capire qual è il primo passo da compiere: «Viaggiare è essere infedeli, siatelo senza rimorsi». Cosi, dall’età di 25 anni, ancora giovanissimo ma ormai avvolto dalla Wanderlust, compie lunghi viaggi in giro per il mondo.
Vive e lavora a New York, Londra, Cipro, Isole Canarie. In questi anni entra spesso in contatto con pittori, musicisti ed eclettici fotografi, che ritraendolo nella sua spontaneità, gli fanno notare un certa disinvoltura nel posare e recitare di fronte alla macchina fotografica. Affascinato dalla sensazione di poter esprimersi con e tramite il corpo, una volta rientrato in Italia, muove i primi passi nel mondo della moda, seguito da una storica agenzia di Firenze, la Esprit Management, con il desiderio di iniziare una carriera, nel ruolo di modello, che avrà maggiore sviluppo una volta trasferitosi a Milano.Così, in un’estate solitaria, all’età di 28 anni, prepara il suo primo progetto artistico, “Nuova natura contemporanea“, usando diversi materiali: legno, metalli e stoffe in un primo momento, polistirolo vetro e Perspex in seguito.
Riccardo intuisce come l’essenziale non è mai regressione o impoverimento, ma gioiosa emersione di un'intima bellezza, primitiva ma meravigliosamente complessa. Inizia così a dialogare con il mondo dell’arte, passando dalla pittura fino ad arrivare alla fotografia e alla poesia, con il quale vince nel 2021 l’attestato di merito del concorso “Michelangelo Buonarroti” grazie al suo libro dal titolo “Pensieri” (Mondadori).
Nei primi anni di ricerca artistica, espone alcune delle sue opere in mostre collettive e personali a Firenze: Galleria Biagiotti, Casa di Dante, Giardino Buonamici e Limonaia di Villa Strozzi le più significative. Apre a Milano uno studio d’arte dove vive e lavora, espone e organizza eventi e workshop gratuiti, convinto che l’arte possa esistere solo tramite la condivisione di un momento catartico.
Profondamente empatico, dotato di un grande bagaglio immaginativo, e assetato di conoscenza, cerca costantemente ispirazione e condivisione.
Riccardo, grazie infinite per aver accettato di conversare con me in primis. La tua anima – è il caso di sottolinearlo – si divide tra la natìa Firenze e Rozzano, periferia sud di Milano dove si affacciano gli umarell ai cantieri e si respira l’aria dei marciapiedi. Quanto è come confluiscono ed influenzano queste due realtà l’arte di cui sei artefice?
in maniera minimale, onestamente, Firenze è uno spazio da osservare e non toccare, grandi artisti ci hanno ricamato sopra la loro anime ed il loro spirito, è sicuramente un luogo dove è giusto respirare i primi passi di un percorso artistico, una ” base ” su cui evolvere e lasciarsi ispirare; Rozzano è diametralmente l’opposto, nascerci vuol dire essere inondati di cancelli e passi carrabili, non è senz’altro un buon terreno fertile per iniziare a sviluppare la propria arte, ma il discorso si fa diverso se si è già, in qualche modo, sviluppato una propria essenza artistica, ecco che Rozzano diventa una tela da dipingere, un foglio bianco su cui imprimere i propri pensieri, e quello che è paradossale è il fatto che proprio i cancelli ed i passi carrabili diventano l’ispirazione stessa.
Inoltre, e non è assolutamente da sottovalutare, il tessuto sociale è autentico e non patinato, quello che voglio dire è che in Montenapoleone non c’è niente di nuovo sotto il sole, qui si !
lo sport, la pallanuoto, é stato il tuo primo amour fou: ci racconteresti cosa ti ha insegnato questa disciplina?
sicuramente quello che insegnano tutti gli sport di squadra: disciplina, empatia, accettazione al fallimento.
in seguito hai iniziato a viaggiare molto tra isole e metropoli in una sorta di Grand Tour post moderno. Come queste immagini si sono poi sedimentate nella tua fotografia?
mi piacerebbe scoprirlo anche a me, molto spesso capisco i miei lavori artistici solo mesi o anni dopo, come se fossi colto, nel momento della creazione, da una sorta di sesto senso, proveniente dall’inconscio, che si palesa a me solo dopo il giusto tempo, la giusta auto analisi.
altra arte in cui ti esprimi con molto successo è la poesia: quando è nata questa necessità (ammesso che ci sia stato un momento preciso) e cosa metti in prosa?
Ho iniziato a scrivere quando non avevo più soldi per fare le istallazioni, tuttavia questo cambiamento non è stato un ripiego ma la mia necessità di minimalismo, di essenza, di velocità di creazione, esecuzione.
Per esprimermi con le installazioni passavano mesi, con la poesia delle volte secondi, ma il concetto dentro di me era lo stesso, per giocare con le parole e restare in tema direi:
” esistono virgole che raccontano blocchi di marmo “.
Solitamente i miei contenuti cercano di “agguantare” tutto ciò che manca o mi manca, per scrivere devo indossare i panni della tristezza e della malinconia, e posso assicurare che sono anche panni comodi.
Avviciniamo le mie lettrici e i miei lettori al tuo mondo. – hai scardinato lo stereotipo del ‘bello senz’anima’ e hai parlato di inclusione in tempi non sospetti.
Purtroppo non è facile far arrivare i contenuti prima degli addominali, ma non posso biasimare l’osservatore, le immagini parlano più velocemente, magari sarebbe auspicabile scendere più in profondità e non fermarsi alle ” famose apparenze”,
devo dire che una sorta di body-shaming lo subisco anche io….lo chiamerei però mind shaming!
I ricordi più preziosi della tua esperienza di modello?
non me li ricordo, sono troppi !!!! però sicuramente la campagna Kymco è uno fra questi, 3 giorni di riprese con sveglia alle 4 am più tutto in mare annesso…
il tuo studio di Rozzano (Milano sud, ndr) : ce lo descriveresti ?
Il mio studio non è solo il mio studio, ma anche lo studio di molti, è uno spazio che vede molte dinamiche diverse al suo interno e vede passare molte persone, desiderose di fare arte: dalla musica alla fotografia, dal teatro alla poesia…
Tra l altro il mio studio è anche casa mia, non potevo farmi sfuggire l’occasione.
Si presenta come un open space su due livelli, difficile dargli una reale connotazione di stile, ma i colori al suo interno possono suggerire un intuizione: rosso, celeste, verde, bianco e nero e un altalena.
ti ho da subito percepito come un uomo vulcanico con il pensiero sempre in movimento: stai per caso pensando di esprimerti verso nuovi media?
nuovi media no…ma sto lavorando ad un progetto di autoscatti, dove mi metterò letteralmente a nudo, così che possa unire il mio lavoro di modello con il mio essere ” artista ” (appena uscito sul cartaceo di Dry magazine feat. Man in Town, ndr).
Con questo progetto voglio raccontare un’esperienza di assoluta verità, cosa che solo scattandomi nudo, solo, disperso, con l’eco delle tue ombre e intervallato soltanto, dal suono della macchina fotografica, si può fare…
da attore: per quale regista teatrale e cinematografico ti piacerebbe lavorare?
troppo banale dire Sorrentino?